Con l’avvicinarsi del 2000 il numero dei collaboratori della radio si infittiva sempre di più e la sede di via G.Vasari 1 diventava sempre più piccola, i posteggi auto sempre più irraggiungibili e i tre piani di scale sempre più “alti”, per così dire, specie per gli ospiti ed i collaboratori più anziani e, devo dire, anche per me, che avevo cominciato a salire quelle scale sulla cinquantina, ed ora le ripercorrevo sulla settantina… Il piccolo ufficio sempre più repleto di scartoffie e, i due studi, sempre più impresentabili. Per questo, quando il vescovo di allora mons. Eugenio Ravignani, una sera, dopo una conferenza nella sala di S. Maria Maggiore, mi espresse la possibilità di sistemare la radio presso il seminario diocesano di via P. Besenghi, mi parve di udire la voce della Provvidenza. Con il permesso del rettore del seminario mi recai il giorno successivo a visitare le stanze dove, per tanti anni era situata l’infermeria. Osservai che gli ambienti si prestavano molto bene per sistemare gli studi della radio e gli occhi certamente mi brillavano per la commozione. Anche se, ad un certo punto, notai che i refoli di bora, che sul colle di S.Vito quando soffia… “imperversa”, facevano volare i fogli sul pavimento… anche con le imposte ben chiuse! Là per là non mi impressionai, bastava mettere a posto i finestroni e il problema poteva essere risolto tanto più che, anche in altre parti dell’edificio, dove ha sede il liceo Bachelet, gli infissi erano stati rinnovati. E così annunciai ai tecnici e ai collaboratori il prossimo trasferimento. Poi le cose non furono però così semplici. Gli ampi finestroni del seminario parevano abbastanza malconci, non fu difficile elaborare un preventivo per sostituirli con nuovi in PVC, solo che il progetto incontrò la netta opposizione del Sovraintendente alle belle arti, perché erano passati  50 anni dall’edificazione del seminario e le facciate dello stesso devono essere mantenute tali e quali per le future generazioni. Così, tra il diniego delle Belle Arti per un verso, e l’impossibilità, almeno questo era il giudizio espresso dalle varie imprese del settore della nostra Città, di riparare gli ancestrali e vetusti finestroni; dall’altro, si giunse ad un punto morto che durò alcuni anni, durante i quali il seminario, diventò sempre più una specie di miraggio, situato sulla cima di un colle che, visti i vari problemi di cui sopra, sembrava piuttosto difficile da raggiungere. (continua)