Arrivati ormai alla quindicesima puntata della storia di Radio Nuova Trieste e giunti ai primi anni del 2000, posso dire che i nostri studi di via G.Vasari 1 erano giunti ai limiti della saturazione, a causa della ristrettezza degli spazi, della difficoltà di far salire ospiti anziani sulle ripide e obsolete rampe di scale, dell’impossibilità di trovare un posteggio anche a pagamento, specie nelle ore mattutine. Il nostro lavoro quotidiano insomma, si inceppava frequentemente tra vari spigoli logistici e, in fondo al cuore, si pensava alla possibilità di un trasferimento negli ambienti del seminario, ostacolata tuttavia ancora dal problema dei cinque finestroni che potevano essere sì restaurati, ma non sostituiti, a causa dei vincoli posti dalle Belle Arti. Una soluzione finalmente apparve all’orizzonte. Veramente, più che all’orizzonte, apparve sullo schermo televisivo. Ma ecco la segnalazione promozionale di una ditta di Montebelluna, disponibile al restauro di vecchi serramenti. “Ottimo legno, perfettamente stagionato, si può fare un buon lavoro”, fu la sentenza del tecnico accorso per una consultazione e un preventivo. Un autocarro si portò via tutte le parti mobili e dopo alcuni giorni ritornò con serramenti splendidi, come nuovi. Uno squadrone di operai sistemarono in alcuni giorni sia i finestroni che le porte insonorizzate. Il problema era dunque superato e furono quindi affidati alla ditta Adria di Trieste tutti gli altri lavori di pavimentazione, riscaldamento e insonorizzazione e la messa a norma del groviglio di cavi elettrici indispensabili per uno studio radiofonico, con la supervisione del tecnico di alta frequenza Natale Guido. Uno dei tecnici della radio, il p.i. Alessando Sinico, si assunse e svolse egregiamente il gravoso e complicato compito del trasloco, cominciando ad impacchettare, siglare e registrare tutto il materiale storico e operativo di una quasi ventennale stazione radiofonica. Tutte queste operazioni durarono alcuni mesi e da una parte si vide il fiorire di una sede di non grandi dimensioni, ma gradevole e funzionale, e dall’altra lo smontaggio di una residenza, quasi storica, “ingoiata” in voluminosi scatoloni di cartone, dapprima ammonticchiati nel corridoio e sul pianerottolo, e poi avviati dall’impresa giù per le scale e sù, per il colle di San Vito, fin dentro al seminario. Anche a questo proposito devo segnalare la simpatica accoglienza che ci hanno fatto al seminario dove abbiamo accatastato lungo tutto un corridoio le nostre masserizie, sgomberando tutto in tempo per l’inizio dell’anno accademico dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose. Ci attendevano ancora solo alcuni giorni di silenzio-radio per il trasloco delle ultime apparecchiature elettroniche. (continua)