Vorrei delineare una tappa particolare nel cammino della “radiofonia”, di cui sembra quasi strano trattare oggi, dal momento che adesso, a dieci anni di distanza, non c’è radio privata che non ne sia dotata, intendo riferirmi alla digitalizzazione delle registrazioni audio. Prima si registrava o si trasferivano/duplicavano le trasmissioni su nastro magnetico, in pratica sulle musicassette. Perché tutti in qualche ripostiglio remoto, o nello sportellino di qualche vecchia radio stereo abbiamo un supporto tecnologico di quel tipo. E tutto andava bene fino a quando le registrazioni filavano lisce senza intoppi, errori o esitazioni. Ma fare correzioni, o tappare buchi di silenzio, era talvolta una vera impresa! Le radio più dotate di mezzi usavano grossi nastri da 12 pollici (bobine magnetiche) con taglierina e nastro adesivo. Ancora adesso infatti è rimasta nella traduzione italiana del linguaggio informatico la dizione “taglia e incolla” desunta certamente da quelle operazioni artigianali sul supporto magnetico delle registrazioni analogiche. Da noi in radio si preferiva, o rifare il “pezzo” sbagliato fin dall’inizio, o registrare tutto di nuovo su di un altro nastro la correzione e poi “reimpastare”, per così dire, il tutto, su di un terzo nastro trasferendo i contenuti corretti in successione. Devo dire, in verità, che si ricorreva abbastanza di rado a questo “marchingegno”, perché si cercava di combinare le cose di prima mano. In un certo giorno poi, incominciò a girare per le redazioni e ai convegni delle emittenti radiofoniche, l’idea che si poteva non solo passare direttamente dal microfono al computer, saltando il vecchio registratore, ma che si potevano anche ricevere via Internet messaggi audio sia in diretta, con lo streaming (flusso di dati audio e/o video trasmessi da una sorgente a una o più destinazioni Internet), che scaricare pacchetti digitali preconfezionati (il podcast), disponibili in qualunque momento della giornata. E’ stata questa un’innovazione tecnologica bellissima in quanto questo sistema ci ha visto operare direttamente sui monitor dei computer, non solo più sulle parole nei testi scritti: da trasporre, cancellare e modellare, ma con vere e proprie operazioni informatiche, si è iniziato ad intervenire direttamente sulle forme d’onda sonore, rappresentate graficamente sul monitor da un tracciato, per così dire, “seghettato” sul quale appunto si possono compiere diverse operazioni possibili, che vanno anche molto al di là del semplice “taglia e incolla”. Si può giungere persino ad “angherie” di inaudita violenza audiofila, come la compressione audio, l’espansione audio, l’allungamento o l’accorciamento nel tempo, persino la manipolazione della voce che da maschile può essere trasformata in femminile, ed infine si può partire da una voce limpida ed “argentina” fino ad arrivare ad una voce roca, da “avinazzato”! Altri accorgimenti utili possono invece essere l’inserimento di brani musicali nel testo, la sfumatura dei brani conclusivi, l’alleggerimento di brani parlati troppo lentamente sottraendo pause troppo frequenti: un lavoro di cesello insomma che, può risultare davvero anche molto utile, oltre che molto divertente, nelle mani di tecnici esperti. Torno a dire, parlare di questo al giorno d’oggi può sembrare forse uno passo tecnologico oramai scontato, superato e forse  futile, ma per chi come noi li ha vissuti, quei momenti di “cambiamento” e di progresso tecnico radiofonico, entrando in una nuova dimensione di lavoro, sono stati un vero e proprio frammento di storia legata al progresso tecnologico del mondo delle telecomunicazioni. (continua)