Sono arrivato così alla quarta puntata della storia di Radio Nuova Trieste e, devo citare anche altri collaboratori, incontrati amichevolmente nei primi tempi, tutti attratti dal mezzo radiofonico, che per qualche tempo hanno fatto sentire la loro voce attraverso i microfoni, e che sono ancora contenti di ritornarci, per qualche intervista, o una visita cordiale. Ne cito i nomi, traendoli dai numeri del settimanale cattolico “Vita Nuova” dell’epoca, don Silvano Latin, Padre Luigi De Concini, Tullio Bressan, Paolo Blasi, Eugenio Ambrosi, Fulvio Federici, Silvano Mosetti, Vanna Pecorari, Silvio Silvestri e Donatella Surian, Franco Codega, Tarcisio Barbo, Giuseppe Cuscito, Claudio Bianchi, Paolo Preden e Vanessa Bernes. Una menzione particolare va riservata a don Dino Fragiacomo, rettore per tanti anni del tempio di Monte Grisa ed attualmente impegnato in una parrocchia e in una rete, sempre di tipo radiofonico, ma in Australia. Istituì e condusse per molti anni la rubrica “Famiglia e Vita” in diretta, salendo ogni volta di corsa i tre piani di via Vasari. La stessa rubrica è stata poi guidata da “Mariolina” (per gli amici) Henke, da Aldo Cogliati e da Duja Kaucic Cramer. Don Dino si incaricò anche dell’acquisto dei materiali radiofonici ed installò persino un’antenna per la diffusione del segnale, sulla terrazza del tempio di Monte Grisa.
Col passare dei mesi ero diventato ormai “di casa”, e mi rendevo conto anche dei tanti problemi della radio, pur non avendo alcuna veste ufficiale, se non quella del mio programma “Ogni vita una storia”. Un problema, ad esempio, era la cattiva ricezione del segnale radio in città. Ancora adesso ci sono dei problemi dalle parti di Borgo S.Sergio, e, in certi giorni, anche nel rione di S.Giovanni, a causa della sovrapposizione di una delle stazioni RAI. Così, un bel giorno, uno dei tecnici, Enrico Piccinino, mi chiese se avevo tempo libero: guardai la mia agenda, e ci mettemmo d’accordo. “Radio Nuova Trieste si sente bene a Grado, male a Trieste” fu la sua sentenza. Non ero in grado di valutare chi ci avesse autorizzato a farlo, ma mi ritrovai su una terrazza del tempio mariano ad aiutarlo a smontare l’antenna e a portare i materiali presso il Seminario di via Besenghi. “Grazie, non occorre altro, ora mi arrangio io” fu il suo congedo. A quell’epoca queste trasformazioni si facevano senza difficoltà. Ora invece anche un minimo spostamento viene, purtroppo, codificato, da precisi obblighi di legge.
Mons. Lorenzo Bellomi, il fondatore di Radio Nuova Trieste, credeva fermamente in questo importante mezzo di comunicazione sociale, quale strumento efficace di diffusione del Vangelo, tanto che ogni settimana preparava accuratamente delle puntate di catechesi. A dieci anni dalla sua scomparsa talora riteniamo opportuno proporre ancora, periodicamente, le sue lezioni sul “Padre nostro” o sui “Sacramenti”. Ricordo che riusciva a stento a sintonizzarsi, anche perché in quell’epoca, nonostante gli sforzi di ammodernamento tecnico, c’erano difficoltà di diffusione nella zona della curia. Un giorno ricevetti una sua telefonata accorata e drammatica: “Ma come faccio a sostenere una radio che non riesco mai ad ascoltare?”. Penso che quello fu il momento più critico per la sopravvivenza dell’emittente e colsi la giusta ispirazione andando ad acquistare un apparecchio radioricevente altamente selettivo, di ultimissima generazione, e mi ritrovai in curia proprio mentre il vescovo scendeva le scale e dalla radio, che avevo in mano, usciva forte e chiaro proprio il suo programma di catechesi, il venerdì alle ore 19. Lo ricordo come fosse adesso. (continua)